Third spaces

Non impazziremo più nell’eterna staffetta casa-lavoro, lavoro-casa, arrivano i third spaces.

Abituati a racchiudere in compartimenti stagni le azioni della giornata ci occupiamo di lavoro solo quando siamo in ufficio e degli affetti tra le mura di casa, nonostante ci siano più luoghi che si prestano a queste attività.

Il primo sociologo che ha individuato questi “nuovi” spazi della città, come luoghi atti alla socialità è stato Ray Oldenburg nel suo libro The Great Good Place. Lo studioso americano definì per primo il concetto di “Third places” e raggruppò tutti quegli ambienti di incontro informali che però favoriscono lo scambio interpersonale. Le caratteristiche che questi posti devono avere sono poche e semplici: devono essere completamente gratuiti o poco costosi; avere la possibilità di consumare cibi e bevande, anche se non è una caratteristica essenziale, essere accessibili, accoglienti e avere la capacità di mettere in contatto gli abituè con nuovi arrivati.

Recenti studi approfonditi hanno scoperto che questi luoghi, oltre a facilitare la socialità, favoriscono anche la creatività, accorciano le distanze interpersonali e di conseguenza migliorano la produzione. Per questa ragione molte aziende, come ad esempio Google, hanno creato all’interno dei lori uffici ambienti di relax in cui poter tenere riunioni informali, seduti su un divano, con davanti una tazza di caffè. Alcune aziende del mobile come ad esempio Steelcase e Coalesse hanno anche iniziato a produrre concept e arredi che rispondono a questo nuovo trend. Persino le nostre abitazioni, infatti, iniziano a non avere più le classiche separazioni di ambienti ma nuove stanze polifunzionali, open space, e ad aver bisogno di conseguenza di nuovi mobili.

Matrix ha intuito il cambiamento e cerca di rispondere alla flessibilità di arredo con componenti ibridi o multi task. Ne è un buon esempio Change, divano modulare e componibile, che può essere composto da cinque posti in su; la sua particolare struttura interna in legno permette di ruotare ogni singola postazione e avere configurazioni sempre differenti. Dalla posizione semicircolare a quella dritta o a serpentina, Change si presta alla convivialità perchè riesce a creare diversi assetti per socializzare.

Change è l’ideale anche per riunioni di lavoro informali dato che non ha una postazione gerarchica, solitamente lasciata al menagement. Anche in un ambiente domestico Change può accogliere più persone che, con il loro tablet alla mano, seguono lavori differenti. Change è il nostro “third place” preferito, e  il vostro qual’è?